Stargate Universe

A chi negli anni ha seguito la saga delle vicende interstellari legate a Star Trek prima e Stargate poi, difficilmente sarà sfuggita una grande somiglianza d'impatto fra la celebre serie Star Trek Voyager e la nuovissima serie tv Stargate Universe.
Il telefilm ha debuttato negli USA il 2 Ottobre 2009 sulla rete Syfy registrando oltre 2 milioni di spettattori e una serie di pareri discordanti.

La storia è legata allo stargate a nove simboli, quello che gli Antichi avevano costruito per raggiungere una meta finora ignota.
Il comando Stargate organizza un centro di ricerca diretto dal Dottor Nicholas Rush (Robert Carlyle) che, con l'inconsapevole aiuto di Eli Wallace (un brillante ragazzo che giocando ad un videogame riesce a decifrare l'equazione chiave del progetto degli Antichi), ha il compito di svelare il mistero legato al gate.
In seguito ad un improvviso attacco alla base, e come ultima speranza di sopravvivenza, Rush, senza effettuare alcun test preliminare sulla destinazione, guida i superstiti dall'altro lato del gate.
Ciò che scoprono dopo il "salto" ha dell'incredibile : non si trovano su un altro pianeta ma su una nave spaziale, la Destiny, lanciata millenni prima dagli Antichi nel suo infinito viaggio alla scoperta di nuove galassie.
Il gruppo si ritrova a miliardi di anni luce da casa, senza alcuna possibilità di invertire la rotta e senza alcuna conoscenza tecnica e logistica della nave...

Oltre alla prestigiosa presenza di Robert Carlyle, il cast annovera anche la partecipazione (già confermata per alcuni dei 20 episodi della prima stagione) di Lou Diamond Philips.
All'episodio pilota hanno preso parte anche Richard Dean Anderson, Amanda Tapping e Michael Shanks.

Stargate Universe, pur rimanendo fedele alle storie, le cronologie e gli eventi cardine del filone Stargate, pare voler creare una sorta di spaccatura con i copioni dei "fratelli maggiori" (SG1 e SG Atlantis). Fin dal primissimo episodio si evidanziano infatti delle atmosfere più cupe, caratterizzate da un'esigenza incombente e costante di sopravvivenza più che di ricerca e conoscenza.
E il viaggio è solo al'inizio...

District 9

Innovativo e comunicativo : sono gli aggettivi che personalmente trovo più adatti a definire District 9.
E il fatto che il film in questione appartenga al filone fantascientifico è un particolare non da poco, che a mio avviso esalta ancor più i meriti del regista Neill Blomkamp.

La storia racconta dell'arrivo degli alieni sulla terra negli anni '80. La loro astronave madre si posiziona sulla città di Johannesburg e al suo interno vengono rinvenuti circa un milione di extra-terrestri denutriti e in pessime condizioni.
Quello che doveva essere il "primo contatto" si trasforma in una missione umanitaria...almeno apparentemente...
I Gamberoni (così immediatamente ribatezzati per l'aspetto simile a quello dei crostacei) vengono confinati nel Distretto 9.
A distanza di un ventennio, in seguito alle continue proteste della popolazione di Johannesburg, che sfociano in una vera e propria rivolta, viene organizzato uno sfratto di massa per spostare tutti gli alieni in un'area più distante dalla città.
A capo della complessa missione viene messo Wikus Van de Merwe, personaggio apparentemente mediocre e animato da una forma di disprezzo o comunque di scarsissima considerazione e rispetto verso la specie aliena. Durante uno dei suoi sopralluoghi, nel maldestro tentativo di scovare armi extra-terrestri, egli si espone ad una sostanza che di lì a poco innescherà in lui una mutazione genetica : il suo corpo comincia a trasformarsi in quello di un alieno. Oro colato per l'agenzia internazionale che si occupa degli alieni : finalmente avranno modo di testare le numerose armi extra-terrestri recuperate negli anni (e utilizzabili solo dagli stessi alieni). Van de Merwe da predatore si ritrova preda, braccato e ripudiato dall'intera razza umana. E' solo a questo punto che egli prende realmente coscienza delle condizioni disumane cui per anni gli alieni sono stati costretti e, soprattutto, degli esperimenti e degli abomini perpetrati ai loro danni.
Proverà a salvare sè stesso e a completare un percorso di redenzione...

Sotto l'aspetto morale District 9 esprime un fortissimo monito contro la ghettizzazione e contro l'indifferenza e gli interessi politico-economici che prevaricano i diritti e le necessità degli immigrati. La metafora appare semplice ed evidente : gli alieni come dei profughi.
In questo contesto il regista adotta degli escamotage che rendono ancor più efficace il tentativo e che appaiono riuscitissimi : prima la popolazione di Johannesburg in rivolta per la presenza degli alieni (a un certo punto, uno dei cittadini intervistati dice : "venissero da un altro Paese capirei, ma non sono neanche di questo pianeta"), poi una gang di nigeriani, insediatasi all'interno dello stesso Distretto 9 allo scopo di "fare affari" con gli alieni (in realtà lo scopo è soltanto lo sfruttamento).
Lo stile della regia è caratterizzato da un continuo mescolarsi di metafore, episodi grotteschi e componenti da fanta-action (a tratti addirittura splatter). Ne risulta una narrazione scorrevolissima e originale.
Un film da non perdere anche per chi non è amante del filone fantascientifico.


Grey's Anatomy

Giunta con grandissimo e crescente successo di pubblico e di critica alla sua sesta stagione, Grey’s anatomy è una delle più belle serie tv degli ultimi vent’anni (perlomeno questa è l’opinione di chi scrive!).

Al Seattle Grace Hospital si intrecciano, con pathos ed allo stesso tempo brio, le carriere e le storie personali di cinque tirocinanti, colleghi ma soprattutto amici. Amici che con fermezza e lealtà si sostengono, ma che con risolutezza e tenacia competono tra loro per conquistare la prima operazione in solitaria del gruppo, o semplicemente per “guadagnarsi” l’assegnazione del paziente più grave.

Meredith Gray, protagonista e voce narrante di ogni episodio, è un personaggio particolare: abile e competente interno di chirurgia generale, è nella vita privata una persona insicura, malinconica e problematica, che non riesce a cancellare il dolore causatole dall’abbandono del padre in tenera età, e che diffida dell’amore e della felicità, nonostante la tenerezza e le attenzioni del suo fidanzato, il dr. Derek Sheperd (soprannominato dr. Stranamore grazie al suo fascino), brillante primario di neurochirurgia. Christina Yang, personaggio piacevolmente eccentrico e spontaneo, non appesantito dall’ ingombrante bagaglio di falso moralismo e perbenismo, così caro alla forma mentis americana, è brillante ed instancabile, brusca ed imperturbabile, disinteressata a qualsiasi cosa non riguardi il lavoro, Meredith (sua intima ed unica confidente) o se stessa. Isobel Stevens (Katherine Heigl) e Alex Karev, sebbene provenienti entrambi da famiglie problematiche ed indigenti, hanno reagito diversamente alle difficoltà della vita ed hanno sviluppato due personalità diametralmente opposte: tanto una è disponibile, emotiva e nevrastenica, quanto l’altro è egoista, controllato ed esasperatamente razionale. Completa la squadra di specializzandi George O’Malley, inizialmente incostante, irresoluto e ansioso, nel corso degli episodi scoprirà dei lati nascosti del suo carattere, rivelandosi ostinato e battagliero.

Grey’s anatomy, a differenza di un suo grande predecessore quale E. R., incentra la narrazione, fluente e accattivante, non sui casi clinici, seppur complessi ed interessanti, quanto piuttosto sui risvolti emozionali che da questi scaturiscono e su come le vite dei protagonisti ne sono segnate ed influenzate.
Appena iniziata negli USA la sesta stagione trasmessa dalla ABC e seguita da oltre 16 milioni di telespettatori, il canale satellitare Fox ha mandato in onda in Italia il quinto capitolo tra Gennaio e Maggio 2009 ed è attualmente riproposto su Italia 1 il Giovedì in prima serata.

Pelham 123 : ostaggi in metropolitana

Tony Scott (affermato regista di action movie holliwoodiani e fratello del celeberrimo Ridley Scott) dirige un grande cast di attori in un film che grande non sembra...

Walter Garber (Denzel Washington), dirigente della compagnia che gestisce la metropolitana di New York, viene declassato in seguito ad un'indagine su un presunto illecito per tangenti e si ritrova addetto a dirigere il traffico dei vagoni metropolitani : posto sbagliato, giorno sbagliato.
Un gruppo di terroristi, capeggiato da un uomo che si fa chiamare Ryder (John Travolta), s'impadronisce infatti di uno dei treni, minacciando di uccidere un ostaggio al minuto se entro un'ora non verrà loro consegnato un riscatto di 10 milioni di dollari.
Fin da subito Garber diviene interlocutore unico di Ryder, con cui pare stabilire una sorta di legame empatico. A dargli supporto interverrà un'abile negoziatore della polizia (John Turturro).

Sebbene il film si pregi delle ottime performance di due attori straordinari quali Denzel Washington e John Travolta, e nonostante una serie di dialoghi accattivanti, sospesi tra lo spirituale e lo psicopatico, alla storia sembra mancare sostanza. Inizialmente la regia adrenalinica e successivamente la dimensione degli interpreti che assumono spessore, sembrano promettere interessanti sviluppi e colpi di scena per rimanere alla fine completamente disillusi.
Dalla ricerca di redenzione di Garbon emerge inoltre un fastidioso e ultra-spiattellatto buonismo made in USA che suona eccessivamente autocelebrativo del senso civico americano.

Survivors

Inquietantemente attuale ed insolita, la serie tv inglese Survivors, affronta la storia di un gruppo di persone sopravvissute alla diffusione di un’influenza che ha ucciso più del 99% della popolazione mondiale.

Abby, Sarah, Al Sadiq, Tom, Greg, Najid e Anya, immuni al virus ed incontratisi casualmente in una cittadina inglese ormai desolata e deturpata dall’immane silenzio, devono affrontare difficoltà legate allo svolgersi di una vita “ordinaria”, quali la mancanza di energia elettrica e di acqua potabile, nonché problemi di sicurezza connessi alla presenza di squilibrati in un mondo pericoloso, senza più leggi né regole. La comitiva di superstiti, variegata e multietnica, riesce a stabilire sin da subito, nonostante le differenze sociali e caratteriali, forti legami affettivi, supportandosi moralmente e fisicamente nei momenti di necessità.

Il telefilm è ben realizzato, le storie dei personaggi sono ben intrecciate tra loro e soprattutto i bellissimi paesaggi, smisurati ed immoti, rendono alla perfezione il senso di sgomento e di ansia di chi li osserva e li ascolta, alla ricerca di un aiuto, di una risposta, o forse semplicemente di una speranza.
Remake dell’omonima e famosa serie britannica degli anni ’70, Survivors viene trasmessa in Italia da Rai Tre ogni Giovedì sera alle 22.35, a partire dal 3 Settembre 2009.

Smallville : il ritorno di Clark Kent

Con l'episodio Savior, ritorna negli Usa Smallville. Giunto alla nona stagione, la season premiere è andata in onda il 25 Settembre, facendo registrare un incremento degli ascolti pari al 25% rispetto allo scorso anno.

La storia ritrova Clark Kent a sole 3 settimane dagli avvenimenti dell'ottava stagione. Ma è un personaggio completamente diverso quello che si presenta al suo pubblico : Clark appare infatti visibilmente segnato dalla scomparsa di Jimmy, della quale si sente profondamente responsabile tanto da scegliere di tagliare tutti i ponti con i suoi affetti per isolarsi nella Fortezza della Solitudine e seguire gli insegnamenti di Jor-El. L'obiettivo è apprendere l'unica capacità che ancora gli manca (rispetto a Kara), quella del volo, e, soprattutto, raggiungere una maggiore consapevolezza di sè e di ciò cui è destinato. L'episodio segna anche il ritorno di Lois Lane che viene catapultata dal futuro senza conservarne memoria...

Stando agli spoilers, questa nona stagione dovrebbe portare sugli schermi alcuni vecchi e nuovi nemici di Clark : Toyman (già apparso nella precedente stagione), Roulette e addirittura Darkseid...
Per il momento i fans possono sicuramente accontentarsi di quanto è certo : la presenza (in pianta stabile) del giovane Zod e di John Corben (alias Metallo), che, interpretato da Brian Austin Green, e già apparso nel primo episodio, sarà l'antagonista di Clark Kent in alcune puntate della serie.

Sebbene Smallville abbia già abbondantemente attinto dall'universo di Superman, tanto da creare alcune incongruenze con la storia originale, sembra che gli sceneggiatori e lo stesso Tom Welling (intanto divenuto anche co-produttore della serie) abbiano lavorato ad un copione che segni un punto di rottura definitivo con le precedenti stagioni : Clark compirà quel passo decisivo, soprattutto a livello interiore, che lo porterà ad essere (..o quasi...visto che il progetto di una decima stagione sembra già in cantiere!) il più grande supereroe di tutti i tempi.

Heroes : al via negli USA il volume 5

Con il quinto volume, Redemption, continua la saga di Heroes.
La nuova stagione ha preso il via negli USA il 21 Settembre 2009 sulla rete NBC che ha trasmesso i primi due episodi : Orientation e Push, Jump, Fall.

La storia ritrova i protagonisti 6 settimane dopo gli stravolgenti avvenimenti che avevano caraterizzato il finale del quarto volume.

Come s'intuisce dal titolo, la redenzione è il motivo portante di questa stagione, con buona parte dei personaggi che inseguono, consapevolmente o inconsciamente, il modo per ridare una direzione alle loro vite, un senso ai propri poteri e una dimensione alle loro esistenze.
E' soprattutto il caso di Peter Petrelli, tornato al suo lavoro di paramedico, che è ritratto quasi come un eroe dei fumetti, solitario e ossessionato : l'idea di porre rimedio agli errori della sua famiglia e di bilanciare il male commesso, lo convincono a tentare di salvare quante più vite possibile.
E' il caso di Noah che, abbandonato da sua moglie, per la prima volta manifesta (almeno apparentemente) la volontà di recuperare e valorizzare i suoi affetti familiari, tanto da rifiutarsi di aiutare Angela Petrelli a ridar vita all'Organizzazione.
Ed è il caso di Matt Parkman che, ritrovato suo figlio, avverte il peso del suo intervento sulla mente di Sylar e, sentendo di essersi spinto troppo oltre coi suoi poteri, decide di rinunciarvi; ma qualcosa proverà ad impedirglielo...

Oltre al percorso interiore di questi (ed altri) personaggi, i primi due episodi di questo nuovo volume presentano e prospettano nuove e vecchie minacce...
La mente di Sylar sembra infatti ridestarsi, insieme ai suoi poteri.
E una nuova presenza s'insinua nella storia : Samuel, che è a capo di un gruppo di "persone speciali" (definito La Famiglia) e che sembra poter avere un ruolo decisivo nello svilupparsi dele vicende che animeranno questo volume.

Ciò che lascia ben sperare i fans (almeno ad un primo impatto) è il ritorno allo stile narrativo che aveva caratterizzato la prima stagione (sicuramente la più riuscita) per poi venir meno in quelle successive, uno stile fatto d'imprevedibili intrecci tra i personaggi, le loro storie e i loro destini. In tal senso, già i primi due episodi lasciano presagire che personaggi quali Peter Petrelli, Hiro Nakamura, Claire Bennet e lo stesso Sylar giocheranno un ruolo decisivo nell'impatto e nell'implicazione che La Famiglia avrà rispetto alla storia.

Segnali dal futuro

Cosa faresti se ti fosse concesso di conoscere il futuro? E se il futuro fosse l'armageddon? E se questo futuro, nonostante i tuoi sforzi, fosse immutabile ed immodificabile?

Nicolas Cage è John Koestler, un affermato astrofisico del M.I.T.
La sua vita è stata duramente segnata dalla prematura scomparsa di sua moglie, tanto da portarlo a rinunciare ad ogni forma di credo che non sia quello puramente scientifico.
Quando, in seguito ad un progetto scolastico, suo figlio Caleb viene in possesso di un messaggio scritto 50 anni prima da una bambina della sua stessa scuola, John scopre che quel messaggio potrebbe essere molto più di ciò che sembra.
Egli infatti si rende conto che dietro la lunghissima serie di numeri riportati su quel foglio di carta, si nascondono delle agghiaccianti profezie : se letti nel giusto ordine, quei numeri anticipano un'infinità di disastri, le coordinate in cui essi avranno luogo e il preciso numero delle vittime.
Tutti gli "avvertimenti" si rivelano esatti, puntualmente accaduti nell'arco degli ultimi 50 anni, e a completare quel messaggio ci sono 3 profezie su disastri non ancora avvenuti...

Segnali dal futuro è un film che scorre a metà tra la fantascienza e il misticismo.

La prima parte della pellicola ha il sapore dell'horror per poi assumere, con lo svilupparsi degli eventi, le sembianze di una storia fantascientifica ben concepita e strutturata e con un finale inaspettato...
La fotografia, soprattutto in alcune sequenze, risulta essere un prezioso valore aggiunto grazie alla scelta di toni e colori tendenti al cupo, che ben si adeguano alla trama narrativa e che innescano nello spettatore il presagio dell'apocalisse.
Il limite del film risiede probabilmente nella fretta con cui si susseguono gli eventi finali, quelli decisivi e maggiormente importanti per una valutazione della storia nel suo insieme.
Per gli amanti del genere, Segnali dal futuro resta comunque un film consigliabile.

The Mentalist

Sviluppare ipotesi concrete basandosi sull’osservazione diretta degli avvenimenti e studiando il linguaggio verbale e corporeo delle persone: è questo il cervellotico lavoro di Patrick Jane, consulente esterno del California Bureau of Investigation.
Il suo team formato dagli agenti federali Wayne Rigsby, Kimball Cho, Grace Van Pelt e guidato da Teresa Lisbon, indaga su omicidi, furti, rapimenti, attentati e tutti quei casi incomprensibili che sembrano non avere soluzione.
Il “sensitivo” protagonista è un bel personaggio : schietto, simpaticamente disarmante ed accattivante, ma allo stesso tempo profondo e sensibile, tormentato dall’omicidio della moglie e della figlioletta di pochi anni, ad opera del serial killer John il rosso.
Gli altri personaggi, con un’impostazione semplice e lineare, sono ben ideati, e sebbene alquanto marginali, aiutano a rendere la visione della serie piacevole e rilassante.
The Mentalist è un bel police-drama incentrato, diversamente dal solito, non su conflitti a fuoco o su rocambolesche fughe con successivi inseguimenti, bensì sulla scaltrezza, sulla perspicacia e sull’attenta analisi delle vicende.
In onda ogni Mercoledì alle 21.50 su Italia 1 con due episodi serali a partire dal 2 Settembre 2009, la prima serie è composta da 23 episodi; negli USA la CBS trasmette la seconda serie di The Mentalist dal 24 Settembre 2009.

Hancock

Un film che nasce con il proposito di essere una commedia e che prova a diventare qualcosa di più...
Hancock (Will Smith) è un supereroe. E' indistruttibile, sa volare, è dotato di una forza sovrumana e non invecchia. Nessuno dei suoi poteri è però in grado di tenerlo lontano dall'alcol : perennemente ubriaco, infatti, si prodiga alla lotta contro la criminalità di Los Angeles, riuscendo nei suoi intenti nobili ma causando una serie di disastri urbani che provocano l'ira e il malcontento di tutta la città, facendolo ritrovare costantemente bersagliato e insultato anzichè acclamato e osannato.

A cambiare le cose interverrà Ray (salvato da Hancock in modo più che rocambolesco), un pubblicitario che ha il lodevole proposito di migliorare il mondo.
Ray lavorerà sull'immagine di Hancock, allontanandolo dall'alcol, dandogli un costume e insegnandogli a presentarsi alla città da "vero eroe".

E' a questo punto che la storia subisce una svolta : l'incontro con il figlio di Ray, un bambino che si rivela essere l'unico suo vero ammiratore, innesca in Hancock una forma di orgogliosa reazione che lo porterà a diventare un vero supereroe.
Ancor più cruciale sarà l'incontro con Mary (Charlize Theron), la moglie di Ray, da cui Hancock sembra istintivamente attratto e che nasconde un segreto...

Il film si muove tra situazioni a tratti comiche, a tratti da action movie ed ha il merito di provare a rappresentare, attraverso simbolisimi semplici ma efficaci, alcuni ideali e concetti quali l'eroismo, l'immortalità e l'amore.
L'intera pellicola ad un certo punto pare infatti essere una fiaba mitologica con dei chiarissimi riferimenti alle divinità greche.
E il concetto stesso di eroismo risulta ben affrontato : un eroe può celarsi dietro un superuomo in costume così come in un alcolizzato senza alcuna aspirazione; e soprattutto può celarsi dietro qualunque individuo che, come Ray, non è dotato di alcuna abilità speciale ma che è animato dalla ferma convinzione di poter contribuire a cambiare il mondo.
Sottile e molto riuscita anche la metafora sull'amore, ritratta come la forza più potente che esista, più forte perfino dell'immortalità...

Harper's Island

Abby Mills dopo 7 anni di lontananza ritorna a casa, ad Harper’s Island, in occasione del matrimonio del suo migliore amico, Henry.
In tipico stile americano i festeggiamenti dovrebbero svolgersi nel corso di una settimana sulla rigogliosa isola al largo di Seattle con amici e familiari degli sposi, ma qualcosa di terribile si abbatte su questo idilliaco scenario e la gente inizia a morire, assassinata in modo crudele, con la stessa tecnica adoperata anni prima da John Wakefield per seminare terrore e morte sull’isola…
Ma da chi? Dallo stesso John Wakefield, considerato ormai morto da tempo? Da un suo emulatore? O da un qualsiasi altro squilibrato presente sull’isola?
E soprattutto : perché questa lunga scia di sangue?

Sono le enigmatiche domande che ci accompagnano nel corso della miniserie di 13 puntate prodotta e già trasmessa negli USA dalla CBS ed in onda in Italia a partire dal 6 Settembre 2009 ogni Domenica alle 21.45 su RAIDUE.

Per tutti gli amanti del genere “thriller sanguinolento” Harper’s Island è una piacevole scoperta : intrigante, coinvolgente e ben costruita, nonostante qualche imperfezione di strutturazione della trama, come l’effettiva carenza di indizi utili a svelare l’arcano mistero, o come l’improvvisa ed incomprensibile assenza degli abitanti dell’isola, una volta iniziata la lunga scia di omicidi.
Abby, Henry, Trish, Cal, Chloe, Sully, Jimmy, Danny, Shea e Madison, i personaggi principali della serie, sono concreti, attuali e ben delineati. Alcuni di essi seguono, nel corso degli eventi, un proprio percorso di crescita morale, altri consolidano il loro atteggiamento a tratti bizzarro e grottesco, ed altri ancora trascinano fino alla fine un velo di ombra ed inquietudine.
Chi di loro riuscirà a svelare il mistero dell’isola? E quanti di loro moriranno ”uno dopo l’altro” per mano del killer?

Il grande sogno

Con Il grande sogno, Michele Placido propone lo spaccato di un’Italia in piena rivoluzione studentesca. Il film racconta dell’incontro e dell’intreccio di storie tra Nicola (Riccardo Scamarcio), Libero (Luca Argentero) e Laura (Jasmine Trinca).

Tre ragazzi, tre mondi completamente diversi : Nicola è un giovane della provincia pugliese, giunto a Roma per inseguire il suo sogno di diventare attore e ritrovatosi poliziotto più per necessità che per una concreta aspirazione; Laura è una studentessa, della borghesia romana, che vive un forte impulso di indipendenza familiare e che scopre nella rivoluzione studentesca la scintilla per innescare il suo bisogno di libertà; Libero è uno studente, figlio di un’operaia torinese, con un preciso credo politico e ideologico che lo proietterà fin da subito tra i leader della rivolta studentesca.


L’intento del regista di rappresentare l’Italia sessantottina appare riuscito solo in parte : il film infatti sembra essere più attento alle vicende e alle aspirazioni dei singoli protagonisti che al “grande sogno” di un’intera generazione. E alla fine in quel sogno sembra realmente identificarsi soltanto Libero. Nicola infatti vive la rivolta studentesca dall’altro lato della barricata, come infiltrato della polizia, e la passione e il fervore che a un certo punto lo animano e lo spingono ad inseguire il suo sogno con tutte le sue forze, appaiono dettate o rinvigorite più dal suo amore per Laura che da qualunque implicazione socio-culturale. La stessa Laura, pur aderendo fin da subito all’occupazione studentesca, sembra in realtà cercare più un pretesto che la allontani dalle convenzioni della sua vita borghese.

Se si segue la storia rimanendo più attenti alle vicende dei protagonisti e alla loro evoluzione interiore, il film appare un racconto bello e a tratti anche intenso, impreziosito tra l'altro dalle apparizioni di Laura Morante e da quella brevissima ma notevole di Silvio Orlando.
Se invece l’occhio e l’attenzione dello spettatore non si scostano dalle implicazioni sociali, culturali e politiche che accompagnano il periodo che fa da sfondo alla vicenda, allora al film sembra mancare qualcosa per poterlo assaporare come un grande film.

Lie to me

Statististicamente in media una persona dice tre bugie ogni dieci minuti di conversazione” : Cal Lightman (Tim Roth) è uno studioso del linguaggio del corpo, in grado di cogliere segnali e significati nascosti in qualsiasi espressione facciale e movimento del corpo umano. Grazie a questa sua straordinaria abilità, il dottor Lightman è capace di smascherare praticamente qualsiasi bugia, dalla più insignificante fino ai segreti più nascosti. Coadiuvato da 3 assistenti, collabora alla risoluzione di casi di omicidio e non solo…
Lie to me ha debuttato in Italia il 7 Settembre 2009 sul canale FOX (la serie è quindi disponibile anche per la visione in Alta Definizione) che propone due puntate ogni Lunedì a partire dalle ore 21:00.

Nel già ricchissimo panorama delle serie tv americane, Lie to me sembra poter offrire alcuni valori aggiunti : in primo luogo il soggetto, che si presenta originale oltre che molto affascinante e accattivante; altro dettaglio (non da poco!) è sicuramente la scelta del protagonista, Tim Roth, che risulta molto convincente.
Sebbene a tratti (e forse volutamente) l’attore proponga in modo quasi esasperante e maniacale le sue abilità di osservatore, riesce anche a caratterizzare il personaggio tanto da dargli fin dalle primissime battute un suo spessore ed un’indiscutibile credibilità.

A completare il team del dottor Lightman e ad arricchire la trama della seie tv, i suoi assistenti : la dottoressa Gillian Foster, Eli Locker, affetto da una divertentissima “sincerità radicale”, e Ria Tores.

In sostanza per gli appassionati del filone investigativo, Lie to me promette di essere una serie tv originale, avvincente e di sicuro successo. Assassini, criminali e malintenzionati sono avvisati….."la verità è scritta sul nostro volto"



The Millionaire

Se visto come un viaggio, un percorso della vita, The Millionaire appare una favola straordinaria. Ambientato in una Bombay/Mumbay a tratti bellissima ma per lo più ritratta nei suoi sobborghi e nelle baraccopoli, il film racconta di Jamal, della sua vita, del suo amore e del suo tentativo di diventare milionario partecipando ad un quiz.
La storia si muove su delle sequenze tra presente, passato recente e vecchi ricordi, indelebili nella mente del protagonista.“Che cosa cavolo può sapere un pezzente che viene dalla baraccopoli?”. Fin da subito risulta chiaro che le risposte, apparentemente impossibili, a Jamal non le forniscono né la sua cultura, né la sua preparazione ma la vita stessa , attraverso una serie di episodi chiave (a volte drammatici, a tratti violenti e in alcuni casi divertenti e surreali) che rimangono scolpiti nella sua memoria e in alcuni dettagli che faranno la differenza nella sua vita.
The Millionaire si rivela essere un excursus fra tutte le emozioni, in particolare l’amore, che prendono forma in Jamal fin da ragazzino, quando, insieme a suo fratello Salim, assiste alla morte di sua madre e alla distruzione della baraccopoli in cui vivono. E’ a questo punto che i due intraprendono il loro viaggio. Ed è a questo punto che avviene l’incontro con Latika.
La contrapposizione tra i due fratelli nel modo di approcciare ad una stessa condizione di vita sembra un’espressione perfetta, una metafora sui modi diversi che esistono nel concepire la vita e la diversa capacità di saper cogliere le opportunità e i segni del destino.
Jamal appare fin da subito un ragazzino vispo e creativo, capace di maturare anche una forma di conoscenza dell’indole umana (che è molto ben resa dal suo confronto col presentatore del quiz); ma quello che più colpisce nel protagonista, è il suo modo di percepire il suo amore per Latika, che lo sosterrà ad inseguirla e ricercarla per tutta la vita : dapprima l’amore ingenuo e tenerissimo di un bambino, poi quello intenso e coinvolgente che diventa forza, energia e determinazione, tanto da portarlo a tentare di divenire milionario grazie al quiz, seppure il denaro e la fama non sono ciò a cui egli aspira.
In perfetta contrapposizione è la figura di Salim, che, direttamente o indirettamente, sarà parte sempre cruciale del destino di suo fratello. Fin da piccolo Salim sembra più pronto a "crescere in fretta" in una realtà al limite, ma il suo essere a tratti più malizioso, a tratti maggiormente segnato da un’infanzia difficilissima, lo condurranno a un sentimento di rabbia contro la vita e alla violenza come manifestazione di un desiderio di ricchezza e potere.
Nell’ambito di questa contrapposizione di ruoli e di destini, appare bellissimo l’incontro tra il protagonista ed un ragazzo, reso cieco e costretto a mendicare, che Jamal aveva incontrato da bambino, lungo il suo percorso di vita : “Sei diventato grande Jamal. Bene, sono contento per te. Tu sei riuscito a scappare. Ti sei salvato. Invece io non ho avuto fortuna. Questa è la differenza”.
E bellissimi appaiono i tratti dell’amore dipinto nel film, fiabescamente espressi ed intensamente percepibili nei dialoghi tra Jamal e Latika, nelle promesse di lui, nella sua costante e inarrestabile ricerca di lei e nel sacrificio di Latika.
Era scritto”.
Con The Millionaire (vincitore di 4 Golden Globe e 8 premi Oscar, tra cui miglior film e miglior regia), Danny Boyle (il regista reso celebre da Trainspotting) dimostra una grande versatilità ed una spiccata attitudine a cimentarsi in esperienze filmiche assai eterogenee, confrontandosi (seppur con risultati alterni) con generi, trame e soggetti completamente diversi. Molto adeguato appare lo stile della sua regia, attraverso una serie di flashback che rendono godibilissima e scorrevole la visione del film; così come molto indovinata appare la scelta delle musiche e pregevole la fotografia, soprattutto se riferita alle fughe e alle scorribande fra la povertà e la miseria delle baraccopoli di Bombay/Mumbay.

Il bambino con il pigiama a righe

L’impressione che si ha guardando Il bambino con il pigiama a righe è di un film che non intende attraversare lo spettatore con un forte monito contro l’olocausto; o almeno non appare questo l’elemento fondamentale del film.
Piuttosto ci si trova proiettati nella storia attraverso gli occhi di un bambino di 8 anni e per mezzo di elementi quali la sua ingenuità, la sua fantasia e la sua curiosità, che presto diviene smania di esplorare una realtà del tutto ignota e incomprensibile ai suoi occhi.

Bruno, il protagonista, un ragazzino tedesco, figlio del comandante di un campo di concentramento, è catapultato in una situazione che inizialmente riesce a spiegarsi solo attraverso delle giustificazioni tanto paradossali da suscitare nello spettatore un sorriso (amaro) : il campo di concentramento è una fattoria… I deportati sono degli strani contadini che indossano perennemente un pigiama… E quei numeri sui loro pigiami devono per forza di cose essere parte di un gioco…
E’ in questo contesto emotivo che avviene l’incontro con Shmu, un bambino ebreo suo coetaneo, che vive all’interno del campo. La loro amicizia prende forma in modo quasi surreale e forse proprio per questo più credibile (e di sicuro più toccante), se si considera la visione quasi fiabesca che Bruno ha del mondo attorno a sé.
L’incontro non si rivela decisivo alla comprensione della realtà (che di fatto non avviene mai del tutto) da parte del protagonista. Tuttavia si rivela un elemento in grado di accendere in lui il dubbio : su quale sia la reale natura di suo padre e degli insegnamenti che gli vengono impartiti.
E’ solo a questo punto che fa la sua reale comparsa l’elemento violenza che, se assume in piccole dosi anche le sembianze di una violenza fisica e verbale, trova sicuramente la sua espressione più riuscita negli sguardi e nei toni spaventosi di un tenente nazista.
Questo innesca in Bruno un ulteriore elemento emotivo : la paura.
Ed è proprio attraverso o a causa di questa paura che il bambino sente di dover ricercare l’amicizia di Shmu ed il modo per “redimersi” ai suoi occhi.

Il film si muove inizialmente a un ritmo molto lento e ha la pecca di voler in qualche modo riprendere alcuni spunti già presenti (e probabilmente meglio sviluppati) in La vita è bella.
Resta comunque un film che merita di esser visto. E di esser visto per quello che è : l’esplorazione di un mondo orribile e crudele da parte di un bambino armato solo della sua fantasia e della sua ingenuità.

Gomorra : il dipinto di una terra agonizzante

A metà tra un film e un documentario, Gomorra di Matteo Garrone rappresenta un viaggio oscuro nei meandri della camorra. Basandosi su cinque episodi, diversi tra loro ma simili nella sostanza, il regista propone un vero e proprio dipinto della Campania agonizzante in cui non c’è spazio per luci e colori, per speranze e ambizioni, un dipinto fatto di assoluto grigiore e che sprigiona forte un sentimento di totale impotenza.

I personaggi ritratti vivono una realtà che appare come una condanna definitiva, un destino segnato fin dalla nascita e che li condurrà verso l’inevitabile. Per nessuno di essi c’è redenzione, nè l’illusione che possa esserci; e anche per l’unico dei protagonisti che oppone la propria coscienza a tanto squallore, non traspare la ricerca o la speranza di un futuro migliore o di un destino diverso ma solo la consapevolezza di non poter cambiare il sistema.

A differenza dei tanti film proposti sull’argomento, Gomorra sembra, a tratti, voler rinunciare completamente all’azione e addirittura alla storia per concentrarsi maggiormente sul messaggio che attraversa tutta la visione del film : la camorra non è solo nei conflitti a fuoco e nelle sue innumerevoli vittime, non è soltanto nella brutalità e nella violenza ma è anche e soprattutto nella cultura profondamente radicata nel territorio, in quella cultura che propone ai giovani e giovanissimi quella scelta come la sola possibile, quella stessa cultura che vuole tutti schiavi di un unico sistema che considera ogni tipologia di merce come una fonte di guadagno e ogni individuo, consapevole o non, come un ingranaggio del meccanismo. In tale contesto appare di altissimo livello l’interpretazione di tutti i protagonisti, credibilissimi e sempre impegnati in dialoghi di crudo realismo che, con grande efficacia, consentono una quasi costante proiezione empatica dello spettatore.

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