Il grande sogno
Con Il grande sogno, Michele Placido propone lo spaccato di un’Italia in piena rivoluzione studentesca. Il film racconta dell’incontro e dell’intreccio di storie tra Nicola (Riccardo Scamarcio), Libero (Luca Argentero) e Laura (Jasmine Trinca).
Tre ragazzi, tre mondi completamente diversi : Nicola è un giovane della provincia pugliese, giunto a Roma per inseguire il suo sogno di diventare attore e ritrovatosi poliziotto più per necessità che per una concreta aspirazione; Laura è una studentessa, della borghesia romana, che vive un forte impulso di indipendenza familiare e che scopre nella rivoluzione studentesca la scintilla per innescare il suo bisogno di libertà; Libero è uno studente, figlio di un’operaia torinese, con un preciso credo politico e ideologico che lo proietterà fin da subito tra i leader della rivolta studentesca.
L’intento del regista di rappresentare l’Italia sessantottina appare riuscito solo in parte : il film infatti sembra essere più attento alle vicende e alle aspirazioni dei singoli protagonisti che al “grande sogno” di un’intera generazione. E alla fine in quel sogno sembra realmente identificarsi soltanto Libero. Nicola infatti vive la rivolta studentesca dall’altro lato della barricata, come infiltrato della polizia, e la passione e il fervore che a un certo punto lo animano e lo spingono ad inseguire il suo sogno con tutte le sue forze, appaiono dettate o rinvigorite più dal suo amore per Laura che da qualunque implicazione socio-culturale. La stessa Laura, pur aderendo fin da subito all’occupazione studentesca, sembra in realtà cercare più un pretesto che la allontani dalle convenzioni della sua vita borghese.
Se si segue la storia rimanendo più attenti alle vicende dei protagonisti e alla loro evoluzione interiore, il film appare un racconto bello e a tratti anche intenso, impreziosito tra l'altro dalle apparizioni di Laura Morante e da quella brevissima ma notevole di Silvio Orlando.
Tre ragazzi, tre mondi completamente diversi : Nicola è un giovane della provincia pugliese, giunto a Roma per inseguire il suo sogno di diventare attore e ritrovatosi poliziotto più per necessità che per una concreta aspirazione; Laura è una studentessa, della borghesia romana, che vive un forte impulso di indipendenza familiare e che scopre nella rivoluzione studentesca la scintilla per innescare il suo bisogno di libertà; Libero è uno studente, figlio di un’operaia torinese, con un preciso credo politico e ideologico che lo proietterà fin da subito tra i leader della rivolta studentesca.
L’intento del regista di rappresentare l’Italia sessantottina appare riuscito solo in parte : il film infatti sembra essere più attento alle vicende e alle aspirazioni dei singoli protagonisti che al “grande sogno” di un’intera generazione. E alla fine in quel sogno sembra realmente identificarsi soltanto Libero. Nicola infatti vive la rivolta studentesca dall’altro lato della barricata, come infiltrato della polizia, e la passione e il fervore che a un certo punto lo animano e lo spingono ad inseguire il suo sogno con tutte le sue forze, appaiono dettate o rinvigorite più dal suo amore per Laura che da qualunque implicazione socio-culturale. La stessa Laura, pur aderendo fin da subito all’occupazione studentesca, sembra in realtà cercare più un pretesto che la allontani dalle convenzioni della sua vita borghese.
Se si segue la storia rimanendo più attenti alle vicende dei protagonisti e alla loro evoluzione interiore, il film appare un racconto bello e a tratti anche intenso, impreziosito tra l'altro dalle apparizioni di Laura Morante e da quella brevissima ma notevole di Silvio Orlando.
Se invece l’occhio e l’attenzione dello spettatore non si scostano dalle implicazioni sociali, culturali e politiche che accompagnano il periodo che fa da sfondo alla vicenda, allora al film sembra mancare qualcosa per poterlo assaporare come un grande film.
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